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Intervista ad Ylenia Gardin, Coordinatrice di Belluno, Limana e Alpago

Può raccontarci brevemente qualcosa di lei e della sua esperienza?

Ylenia Gardin BellunoMi chiamo Ylenia, ho 31 anni, fin da piccola a tutti raccontavo che “da grande sarei diventata maestra”. Mi sono iscritta al liceo socio-pedagogico e ho iniziato a sedici anni come volontaria in una scuola dell’infanzia oltre a lavorare come baby-sitter. Appena diplomata ho svolto un anno di volontariato nella stessa scuola dell’infanzia dove ho svolto il tirocinio e ho seguito un bambino autistico. Un’esperienza bellissima anche se molto impegnativa.  Ho iniziato a lavorare a vent’anni: sono stata assunta come insegnate per il dopo scuola, per proseguire poi con una sostituzione di maternità nella stessa scuola dell’infanzia con bambini di 3-4 anni dove ho lavorato per tre anni. Dall’estate del 2012 ho lavorato come insegnante con varie cooperative nel centro estivo del comune di Belluno, mentre durante l’anno scolastico ho continuato a seguire il bambino autistico di cui vi parlavo. Durante il 2012 mi sono iscritta all’Università di Scienze dell’Educazione e Formazione di Trieste, presso la sede distaccata di Portogruaro, come studentessa non frequentante in quanto volevo continuare a seguire il bambino. Dal luglio 2016 ho iniziato a lavorare con la cooperativa Kairos, come referente del centro estivo comunale. La collaborazione è andata avanti fino all’agosto scorso. Nel settembre 2017 la Kairos ha vinto la gara d’appalto del nido integrato di Levego e ho iniziato a lavorare come educatrice. Ho fatto anche un’esperienza di tirocinio curriculare universitario con adulti disabili, era l’unica esperienza che ancora mi mancava: da questo ho capito che il mio ambito era lavorare negli asili nido. Nel 2018 mi sono laureata in Scienze dell’Educazione e Formazione e nello stesso anno sono stata nominata coordinatrice del nido integrato di Levego. Dal settembre 2019 mi sono ritrovata a coordinare il nido integrato di Levego e il micronido Peter Pan di Belluno, svolgendo la doppia mansione di educatrice e coordinatrice. Nel settembre 2020 la Kairos ha rilevato altre strutture nel territorio bellunese e sono passata a coordinare quattro strutture aggiungendo il micronido Mon Petit in zona Alpago e il nido Bucaneve nel comune di Limana. Al momento coordino i tre nidi della Kairos: il Micronido Peter Pan, il Bucaneve e il Mon Petit.

Può presentarci le strutture che gestisce?

Le nostre strutture nel bellunese accolgono un numero ridotto di bambini e per questo molte famiglie scelgono le nostre strutture. Il micronido Peter Pan è collocato nel centro storico di Belluno e la Kairos lo gestisce dal settembre 2019. Questo nido è aperto dalle 7 alle 18, può accogliere 14 bambini. Al momento i posti sono tutti occupati con qualche famiglia in lista d’attesa. Possiamo accogliere bambini dai 6 ai 36 mesi e le classi vengono formate in base ad ogni annata: quest’anno infatti abbiamo pochi bambini sotto i 12 mesi d’età. Il personale educativo conta 3 educatrici e un’ausiliaria. La struttura si trova in una villa d’epoca ed è composta di tre stanze, due adibite a sezione, una adibita come stanza della nanna o palestrina, una cucina, un bagno e un giardino, una parte del quale è patrimonio dell’UNESCO e viene curato dal proprietario.

Nel settembre 2020 si è aggiunto il nido Bucaneve nel comune di Limana che può ospitare 16 posti. Al momento abbiamo 14 bambini dai 10 ai 36 mesi e il personale impegnato sono 3 educatrici ed un’ausiliaria.  Il punto forza del nido è il giardino che per posizione ci consente di avere il sole tutto il giorno.

Nello stesso anno si è aggiunto il micronido Mon Petit nel comune dell’Alpago: si trova nella zona industriale di Paludi e l’utenza è principalmente formata da genitori che lavorano nelle aziende vicine, anche se molti bambini arrivano dai comuni limitrofi. I bambini accolti vanno dai 8 ai 36 mesi. Questo micronido ha subito di recente una ristrutturazione, che ha coinvolto la zona del bagno, la cucina e il salone. Questo ha consentito di poter aumentare il numero di capienza dei bambini da 16 a 24. L’utilizzo della cucina fino a luglio di quest’anno era adibita solo per scaldare il pranzo portato da casa dalle famiglie: in questi mesi è stata ristrutturata, mantenendo una parte dell’arredamento e aggiungendo quanto mancava per poter avere l’autorizzazione all’esercizio di una cuoca. La cucina serve anche altre nostre sedi nel bellunese. Oltre alla ristrutturazione interna, è previsto anche l’ampliamento del giardino esterno.

Quali sono i vostri programmi educativi, ce li può illustrare?

Il progetto educativo della Kairos viene definito e integrato ogni anno: vengono presi in esame diversi approcci pedagogici, condividendo il modo di lavorare. Partiamo dalle autonomie dei bambini, come mangiare da soli, lavarsi le mani, vestirsi e svestirsi, prendere e appendere il bavaglino nel proprio posto, alle routine scansionate nell’arco della giornata, che pian piano i bambini apprendono ognuno con il tempo che necessita. La struttura degli spazi e la disposizione degli arredamenti tengono conto dei bisogni di sicurezza, di riconoscimento, d’esplorazione, d’autonomia e di scoperta. È pertanto di fondamentale importanza garantire un ambiente ricco di stimoli dove le routine sono momenti fondamentali perché danno la possibilità di curare la relazione individualizzata adulto/bambino: il bambino avrà modo di percepire che quello spazio e quel tempo sono dedicati esclusivamente a lui. L’arredamento è a misura di bambino, ogni paio di mesi cambiamo il posto dei giochi così da poter dare nuovi stimoli ai bambini e vedere come rispondono ai cambiamenti. Tra i nostri obiettivi abbiamo il “prendersi cura” di ciascun bambino, dei singoli bisogni. Infatti la programmazione è improntata a una notevole elasticità, anche perché ogni bambino presenta un ritmo di sviluppo che può essere diverso da quello degli altri. Le attività presenti sono sia quelle programmate, sia quelle “impreviste”, come ad esempio l’arrivo di una nuova sorellina o quando n bambino porta al nido una piuma che ha trovato nel cortile di casa: il personale educativo da qui parte nel creare una storia o un’attività. Di grande importanza è anche il gioco: per i bambini rappresenta un’attività che riveste un’importanza fondamentale, un’occasione fondamentale e privilegiata di relazioni e apprendimenti, favorisce atteggiamenti attivi e creativi. Il progetto educativo da cui siamo partiti è “Piccoli esploratori nel Mondo”, titolo scelto dalla Kairos e sviluppato in modo differente da ciascuna struttura locale. I tre nidi che coordino hanno scelto diversi argomenti da sviluppare e le famiglie possono trovare il progetto nel sito della cooperativa nell’area riservata, dove sono disponibili tutte le informazioni di cui necessitano. La Kairos mette a disposizione le griglia d’osservazione e tutta la documentazione necessaria per svolgere al meglio il proprio lavoro individuale e di gruppo.

Come collaborano le varie strutture fra di loro? Ci sono progetti in comune?

Tra il personale educativo sono presenti varie ragazze che hanno diverse qualità e competenze: ho voluto mettere a disposizione di ciascun nido queste doti, in modo da trarre un progetto che ciascuna educatrice porta anche all’interno degli altri servizi, come ad esempio la musica, il laboratorio di lingua, il laboratorio di cucina, di atelier, di psicomotricità. Questo ci permette di avere un interscambio di personale tra i nidi e di portare un qualcosa d’innovativo all’interno delle altre strutture.  Avendo più servizi ogni mese, svolgo un’equipe per nido per far incontrare tutto il personale, condividere idee e organizzare incontri con le famiglie o feste nei vari servizi. Avendo più servizi cerco di essere in ciascuna struttura una volta a settimana o più in base alle esigenze, per poter supportare il personale e aiutare in caso di necessità oltre che, come dico a tutti, poter apprendere sempre qualcosa di nuovo da ciascuno di loro.

Quali sono le attività extra-scolastiche che caratterizzano in particolare la vostra proposta educativa?

Durante gli anni abbiamo proposto attività come psicomotricità, progetti con le locali case di riposo, con la scuola dell’infanzia, oltre ai vari laboratori stagionali come la festa dei nonni, della mamma, del papà, il Natale e molte altre. Oggi stiamo organizzando con il nonno di un’educatrice un paio di incontri per conoscere il miele o preparare il succo di mela, oltre a un progetto di pasticceria con una insegnante esterna.

Come sono i rapporti con i genitori?

In tutte le strutture il rapporto con le famiglie è sereno e con alcuni genitori si è instaurato fin da subito un rapporto di fiducia reciproco inclusa la richiesta di consigli su come affrontare alcune problematiche riguardanti il proprio figlio/a ma anche ponendoci domande di cui non abbiamo competenze come i problemi inerenti alla salute del proprio figlio. Con altri genitori il rapporto di fiducia reciproca si sta instaurando pian piano con il tempo. In alcune circostanze ci troviamo di fronte a situazioni difficili, ma nel contesto nido siamo noi personale educativo che diamo indicazioni più precise e siamo noi le professioniste, come in altri ambiti noi ci affidiamo ai professionisti. Finora le famiglie, sia tramite la compilazione dei questionari di gradimento sia di persona, hanno espresso tutti pareri molti positivi sul nostro lavoro e sul lavoro della sede centrale.

E i rapporti con la pubblica amministrazione?

Nel mio caso, in qualità di coordinatrice mi relaziono con tre amministrazioni differenti con le quali ho instaurato rapporti positivi: m’interfaccio specialmente con i tecnici e con gli assessori. Quando incontriamo alcune problematiche, visto che si tratta di strutture private, riusciamo ad avviare un buon dialogo. Infatti, prima dell’emergenza sanitaria si svolgeva una volta al mese un tavolo pedagogico 0-6, dove ci s’incontrava in presenza con l’amministrazione, l’ULSS, oltre a coordinatrici e titolari dei nidi e scuola dell’infanzia. Erano occasioni durante le quali si discuteva dei miglioramenti, ci si confrontava nelle diverse dinamiche, si incontravamo alcuni specialisti, ma anche ci scambiavamo aggiornamenti nel sistema, oltre ad essere informate sulle linee guida del tavolo. Oggi, in questo momento difficile, gli incontri avvengono in modalità online, ma i rapporti con le amministrazioni non sono cambiati, anzi si sono rafforzati con la condivisione delle normative e con uno sportello d’ascolto.

Parliamo di futuro: c’è qualche progetto che le sta a cuore e che vorrebbe realizzare?

Di progetti da proporre ce ne sarebbero tanti, ma spesso quello che manca è il tempo per realizzarli. Mi piacerebbe poter realizzare un progetto nelle strutture bellunesi della Kairos con un “gemellaggio” con adulti diversamente abili, creando insieme un laboratorio, dove gli adulti aiutano i bambini e a loro volta i bambini trasmettono la loro “innocenza e la loro felicità” agli adulti.